I risultati del censimento qui presentato sono stati raggiunti grazie ad un questionario redatto con il programma Google Form inviato a tutte le scuole di formazione nel campo dello spettacolo nella regione Lazio reperite attraverso la ricerca in rete. Alle direzioni delle suddette scuole è stata inviata una stessa lista di domande. Entrare eccessivamente nei dettagli, chiedere ad esempio di elencare i metodi di insegnamento praticati nelle singole scuole, forme di tutorato a latere del percorso formativo ecc. sarebbe stato controproducente in termini di economicità dell’indagine. Dopo diverse scremature si è arrivati ad un numero di 13 domande: nome della scuola, indirizzo web, indirizzo fisico della sede, anno di fondazione, riconoscimento MIUR o AFAM, numero di annualità previste per corso, numero di ore previste in un anno, iscrizione aperta o a numero chiuso, numero massimo di studenti per corso, requisiti di ammissione richiesti, presenza di corsi interdisciplinari, presenza di un archivio della scuola, costo della retta per anno di corso. In alcuni casi le questioni sono state poste in modalità di risposta aperta per permettere all’interlocutore una maggiore discorsività, nella maggior parte dei casi si tratta invece di domande a risposta secca o a risposta multipla. Una delle domande per noi più importante è quella riferita alla presenza di un archivio della scuola. Visto infatti l’interesse del progetto nella sua complessità per i processi di archiviazione dei saperi intangibili, conoscere in quali forme i materiali accademici o di studio siano stati raccolti dalle singole istituzioni stimola a riflettere su che tipo di potenzialità questi luoghi abbiano per le ricerche future.
Evidentemente le scuole più importanti censite (in termini di offerta formativa, numero di iscritti, peso scientifico, riconoscimenti nazionali) sono localizzabili all’interno della capitale. È interessante osservare tuttavia come in provincia resistano alcune piccole realtà (workshop, associazioni, scuole popolari) radicate da anni nei quartieri o nei piccoli paesi o, viceversa, come queste realtà marginali continuino a sorgere, anche in tempi recentissimi, a confermare e potenziare l’esigenza di pratiche creative e ricreative anche dove è più difficile fondarle. È in primo luogo l’incontro comunitario, in particolar modo con adolescenti e bambini, l’obiettivo di questi centri: non è un caso che la maggior parte di questo tipo di scuole si rivolgano a studi cinematografici e teatrali a cui integrano musica e danza (spesso musical), attività che incentivano la presenza collettiva e performativa dei più giovani.
Non si tratta certamente di una mappa finita ma di un “osservatorio permanente”. D’altronde, sebbene il questionario sia stato inviato pressoché a tutte le scuole mappate, ci aspettiamo che possano arrivare ancora risposte nei prossimi mesi (il territorio è inoltre cangiante, potremmo scoprire tra qualche mese nuove scuole così come potremmo non trovarne più, ahimé, delle altre). Senza dubbio la pandemia ha segnato e continua in questo senso a segnare una virata nel decorso dei percorsi accademici regionali e di conseguenza delle nostre ricerche.
All’inizio ci siamo chiesti se le scuole avrebbero davvero risposto alle nostre domande. Possiamo oggi affermare che chi ci ha risposto l’ha fatto con entusiasmo, prodigandosi in particolari, spesso aggiungendo informazioni via mail e, nei pochi casi di telefonate, dilungandosi in ringraziamenti per questa operazione e al contempo non nascondendo una certa soddisfazione nell’essere finalmente riconosciuti e nel poter raccontarsi all’esterno. Se questa ricerca speriamo abbia un valore scientifico, siamo in primo luogo felici di poter dire che, come speravamo, crediamo di aver fatto un servizio a realtà altrimenti sconosciute, oltre che alle/ai migliaia di studentesse/studenti che ogni anno, e non solo nelle grandi città, si chiedono dove possano iscriversi se vogliono imparare i mestieri dello spettacolo.